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Esistono condizioni ambientali e stimoli fisici che possono favorire la comparsa di reazioni ansiose?
Dr. Antonio Grande e Dr.ssa Gabriella Ranalli - Psicoterapeuti Psicologi Bologna
CALDO-UMIDO: nel passaggio da un ambiente freddo ad un molto caldo tutti noi avvertiamo un lieve senso di soffocamento, sudorazione, palpitazione fino ad arrivare ad un senso di debolezza.
FREDDO: l’esposizione ad ambienti molto freddi determina in tutti noi brividi e piloerezione (pelle d’oca) e vampate di calore.
Queste modificazioni, del tutto fisiologiche, prodotte dal nostro corpo per mantenere costante la temperatura sono piuttosto simili a quelle che un soggetto vive durante un attacco di panico e possono essere interpretate erroneamente come prodromi e segnali di un incipiente attacco e scatenare quindi una reazione ansiosa intensa o il panico vero e proprio.
Quanto detto sopra ci aiuta a capire il circolo vizioso in cui si dibatte la persona che soffre di attacchi di panico, che si trova cioè a lottare contro o a vivere con apprensione normali modificazioni fisiologiche, inseguendo un ideale irraggiungibile di controllo di tali reazioni che sono in realtà indice del buon stato di funzionamento dell’organismo e, quindi, oltre che auspicabili, inevitabili.
STIMOLI VISIVI: vi sono alcuni stimoli visivi, come per esempio griglie e figure a strisce, che risultano particolarmente sgradevoli ai soggetti che soffrono di disturbo da attacchi di panico perché inducono sensazioni di movimento e di vertigine. Anche tutti quegli stimoli ambigui, nei quali mancano riferimenti visivi chiari, possono costituire per questi soggetti una minaccia poiché inducono sensazioni di confusione che in momenti di particolare fragilità psichica possono essere erroneamente interpretati dal soggetto come segno di perdita di controllo di sé e dare luogo ad un attacco di panico.
CONDIZIONI DI ILLUMINAZIONE: vi sono determinate condizioni di illuminazione che possono indurre in ognuno di noi sensazioni di disagio, con aumento della frequenza cardiaca e anche depersonalizzazione. E’ il caso dell’illuminazione a neon molto diffusa nei grandi magazzini, nei supermercati e sugli aerei. Spesso i soggetti con disturbo da attacchi di panico riferiscono di trovarsi molto a disagio in tali ambienti e attribuiscono la loro difficoltà al fatto di trovarsi in un ambiente chiuso. La spiegazione del disagio invece risiede nel fatto che la luce prodotta dal neon non è stabile ma è costituita da un impercettibile sfarfallio che va ad interferire con le cellule della retina e con quelle del nucleo genicolato laterale, producendo così disturbi della vista e depersonalizzazione. Anche forti riflessi di luce, come quelli per esempio prodotti dal sole sull’acqua o sulla neve possono avere un effetto quasi ipnotico ed indurre reazioni di panico in soggetti che soffrono di disturbo da attacchi di panico.
CAMBIAMENTI NEL CAMPO VISIVO: i soggetti che soffrono di disturbo da attacchi di panico vivono con molto disagio tutte quelle sensazioni, del tutto fisiologiche, causate da cambiamenti nel campo visivo come restringimenti o annebbiamenti del campo visivo. Quando si è particolarmente concentrati su qualcosa, per esempio, il campo visivo può restringersi fino a determinare una visione a tunnel; questo è un fenomeno del tutto normale, ben noto agli studenti che, dopo aver dedicato qualche ora di concentrazione intensa sui libri, avvertono sensazioni di depersonalizzazione e di derealizzazione, come se si fossero appena risvegliati da un sogno. L’annebbiamento del campo visivo, invece, può essere causato da un’eccessiva contrazione dei muscoli oculari che i soggetti con disturbo da attacchi di panico mettono in atto quando si trovano a passare con l’automobile sui ponti e questo li porta a rallentare, aumentando il tempo di permanenza sul ponte e favorendo sempre di più l’emergenza di una crisi di panico. Inoltre anche i piloni e i tiranti dei ponti possono creare dei giochi di luce che disturbano ulteriormente la percezione visiva.
VERTIGINI DOVUTE ALLA DISCREPANZA TRA STIMOLI VISIVI E VESTIBOLARI: ad ognuno di noi sarà capitato di provare sensazioni di vertigine guardando, per esempio un treno in partenza o le scale mobili o viaggiando per mare. Queste sensazioni, del tutto fisiologiche sono particolarmente temute da quei soggetti che presentano una certa vulnerabilità all’ansia e se male interpretate possono favorire la comparsa di attacchi di panico. Esse sono dovute al fatto che, mentre gli stimoli visivi cambiano rapidamente, i nostri organi vestibolari non rilevano un movimento corrispondente. Questo crea una discrepanza tra i due tipi di informazione sensoriale che è causa della vertigine. Soggetti con fobia delle altezze avvertono sensazioni di vertigine anche solo immaginando il movimento; per esempio mentre guardano un dirupo o qualcuno che si sta sporgendo da una finestra avvertono tensione, problemi respiratori e blocco muscolare, come se sentissero di poter cadere.
ALTERAZIONI DELL’EQUILIBRIO: alcuni soggetti amano e ricercano attivamente situazioni nelle quali poter perdere l’equilibrio e provare sensazioni di instabilità, di vertigine e perdita di controllo. Questi soggetti si divertono, per esempio, nell’andare in moto, nel saltare sulle onde con il motoscafo, nel fare ciclo cross. Altri invece, fanno di tutto per evitare quelle situazioni nelle quali è più facile poter provare sensazioni di vertigine, di perdita dell’equilibrio e di giramento di testa e nel caso in cui si trovino a doverle vivere, le interpretano come se qualcosa di molto grave stesse accadendo loro e si spaventano a tal punto da avere una vera e propria crisi di panico.
Dr. Antonio Grande: Opera a Bologna dal 1980. Laureato in Psicologia (Univ. Padova) ed in Pedagogia (Univ. Bologna), ha seguito una prima formazione post-universitaria in Riabilitazione e Psicoterapia del Linguaggio e poi, sviluppando e approfondendo i propri interessi, Specializzazioni e Formazioni, al minimo quadriennali, in Psicoterapie Dinamiche Brevi, in Psicoterapia Ipnotica, in Psicoterapia Psicoanalitica e in Consulenza Sessuale e Sessuologia Clinica. Già direttore del Centro di Psicologia Applicata, è attualmente direttore del Centro Studi di Psicoterapia "Arca" e direttore scientifico della Rivista di Psicologia Psicoterapia e Sessuologia "ARCA ".
Dr.ssa Gabriella Ranalli: Dopo la laurea in Psicologia Clinica ha conseguito la specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica presso la Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica. Negli anni successivi si è formata in Psicodiagnostica Clinica presso il CEIPA - Istituto di formazione e ricerca scientifica, Roma. Ha seguito poi un Master in Sessuologia Clinica presso il Centro Italiano di Sessuologia e un altro Master in Ipnosi Ericksoniana presso la Società Italiana di Ipnosi. Ha svolto poi il Training (I e II livello) del metodo terapeutico EMDR presso l’Associazione EMDR Italia.
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Vedi anche nel sito:
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- Aspetti neurologici del panico: il contributo delle neuroscienze
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