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         TERAPIA  COGNITIVO-COMPORTAMENTALE:
GLI  SVILUPPI  MODERNI
      DAL COMPORTAMENTISMO AL COGNITIVISMO

 

Dr. Antonio Grande e Dr.ssa Gabriella Ranalli - Psicologi Psicoterapeuti Bologna

 

A quando risale la Terapia Cognitivo-Comportamentale?
L'ansia dell'adulto può essere frutto di condizionamenti infantili?
Evitare le situazioni fonti di ansia è considerato utile?
Comportamenti e risposte emotive, ad es. l'ansia, possono essere appresi osservando gli altri?

Mentre agli inizi degli anni '50  il Comportamentismo diventava il modello teorico più diffuso all'interno della psicologia sperimentale e muoveva i primi passi la Terapia del Comportamento,  che su questo modello basava e progettava le sue tecniche di intervento, nella speranza  e nell'esigenza dei suoi sostenitori di  fondare i loro trattamenti psicoterapeutici sui metodi delle discipline scientifiche,  l'insoddisfazione progressiva  per  la scarsa capacità euristica ed esplicativa di questo modello nei confronti dei problemi presentati  sia dalla psicologia normale che da quella patologica, insieme ai progressi  realizzati dalla  stessa psicologia sperimentale dagli anni '60 in poi, ne preparavano il tramonto ed il passaggio al Cognitivismo. Nascevano così i presupposti affinché alla  Terapia del Comportamento si  affiancasse la Terapia Cognitiva.
A  livello teorico  già negli anni '50  Dollard e Miller  tentarono  una integrazione fra  comportamentismo, teorie psicoanalitiche e scienze sociali,  allo scopo  di edificare  una scienza generale del comportamento umano,  che  migliorasse  la comprensione dello  sviluppo della personalità  e delle condizioni sociali  dell'apprendimento. Un concetto interessante nella loro elaborazione è quello di ansia condizionata, che costituisce un concetto ponte fra l'angoscia segnale psicoanalitica e la paura appresa nel condizionamento classico. L'ansia, secondo Dollard  e Miller, può essere condizionata da uno stimolo in precedenza neutro usando solo pochi accoppiamenti con stimoli ansiogeni, ed è  fondamentalmente un impulso appreso, che svolge una funzione importante nello sviluppo individuale che è quella di evitare un atto o una risposta a cui segue una punizione.
Date le sofferenze e i  pericoli di cui l 'infanzia può essere costellata, tutti noi possiamo avere molte paure frutto di condizionamenti.
Le persone, nel tentativo di evitare le situazioni d'ansia, attuano dei comportamenti di evitamento, comportamenti che però impediscono  loro di scoprire che il motivo originario dell'ansia non è più presente. La teoria dell'ansia condizionata serve a spiegare come mai molte persone continuano a impegnarsi in azioni inutili o persino autolesionistiche, nel tentativo di allontanarsi da un attivatore d'ansia (stimolo neutro che però è stato associato allo stimolo che produceva una risposta d'ansia) nonostante la fonte originaria della paura sia svanita.
 Le sofferenze psicopatologiche vengono considerate  frutto di apprendimento e  causate fondamentalmente da genitori che espongono i propri figli a modelli di addestramento non chiari e confusivi.
L'importanza che Dollard e Miller attribuiscono ai processi di pensiero, si comincia a parlare infatti di modelli di comportamento,  apre teoricamente la strada all'evoluzione  da una teoria strettamente comportamentale ad  un'altra che includa elementi cognitivi, ma un passo ancora più decisivo in questo senso viene fatto da Bandura, che a differenza del comportamentismo vecchia maniera, rifiuta la visione dell'individuo passivo che viene plasmato dagli stimoli ambientali, e considera la personalità come il risultato della continua interazione e influenza  reciproca fra individuo e ambiente, in cui anche l'individuo esercita un ruolo attivo rispetto all'ambiente.
Bandura sottolinea con enfasi come il comportamento sia mediato dai processi cognitivi  e come, oltre all'apprendimento per rinforzo, esiste un altro tipo di apprendimento molto importante per lo sviluppo della personalità: l'apprendimento per osservazione (modellamento), nel quale si apprende osservando le risposte altrui, comprese le risposte emotive  (apprendimento vicariante della risposta emotiva).
L'apprendimento per osservazione è un tipo di apprendimento basato sull'imitazione di modelli. I bambini, ad esempio, possono apprendere una nuova risposta solo guardando gli altri, senza aver mai dato quella risposta e senza mai essere stati  rinforzati  per essa.
L'apprendimento vicariante delle risposte emotive cerca di spiegare anche come possono essere apprese le paure. Bandura ha mostrato che, la sequenza     ansia condizionata – evitamento descritta da Dollard e Miller, può nascere non solo da un'esperienza d'ansia della persona stessa, ma anche da una paura acquisita osservando un altro. Una persona che osserva un modello che reagisce con paura e ripugnanza a uno stimolo può reagire allo stesso modo la volta successiva in cui lo stimolo si presenta
  

    In questo articolo abbiamo parlato di: terapia del comportamento, terapia cognitiva, psicologia sperimentale,  psicologia  normale e patologica, sviluppo della personalità, angoscia,paura, ansia appresa,  comportamenti di evitamento,  situazioni d'ansia,  origini della paura, osservazione di modelli di comportamento, imitazione, emozioni, paure apprese

 

                                                                      
                      DALLA TERAPIA COMPORTAMENTALE ALLA TERAPIA COGNITIVA

 

Oltre alle teorie suesposte, quali altri condizioni permisero lo sviluppo della Terapia cognitivo-comportamentale?
Il nostro modo di vedere le cose influenza i nostri comportamenti?
Quali sono i principali modelli teorici e terapeutici che confluiscono nella Terapia cognitivo-comportamentale?
Quali pensieri possono essere alla base dello stato depressivo?
Le false credenze su noi e sugli altri possono determinare  problemi d'ansia?
Il nostro comportamento e le nostre reazioni emotive possono essere il risultato delle previsioni su quello che accadrà?

 

Oltre agli stimoli rappresentati dalle teorie suesposte, un fattore determinante per lo sviluppo del cognitivismo  fu il fatto che negli anni 60, si sviluppò nell'ambito della psicologia sperimentale la possibilità di studiare attraverso  metodi scientifici i processi di pensiero, la percezione e la memoria. Ricordiamo che fu il mancato possesso di questi metodi a  far sì che il comportamentismo rifiutasse l'indagine  del mondo psichico. Il crescente interesse per i processi di pensiero  si ripercosse anche in ambito psicoterapeutico e fu così che alla  Terapia  Comportamentale  degli anni '50, basata sull' applicazione di tecniche che si richiamavano ai principi dell'apprendimento e del condizionamento,   si aggiunsero, ampliando il bagaglio delle tecniche disponibili, quelle derivate dal cognitivismo e si cominciò così a parlare di Terapia Cognitiva o di  Terapia Cognitiva-Comportamentale. Allo scopo  quindi di modificare il comportamento, si  affiancò quello  di modificare gli  schemi di pensiero che sottostanno ai comportamenti manifesti, che ne sono considerati come la diretta emanazione: il comportamento viene visto cioè  come dipendente  dalla percezione e dalla visione che gli individui hanno degli eventi, percezione e visione che dipendono dalla strutturazione cognitiva esistente.
In questo orientamento confluiscono diverse teorie e modelli terapeutici, tutti accomunati dall’enfasi attribuita ai processi cognitivi; ne citiamo brevemente alcuni, a titolo esemplificativo, in un elenco non certo esaustivo.

  Accanto ad i orientamenti  più apertamente  razionalistici, come ad es. la Terapia Cognitiva di Beck  e la Terapia Razionale-Emotiva di Ellis,  in cui il terapeuta tende a utilizzare metodi più direttivi e focalizzati su specifiche convinzioni del paziente, ne esistono altri, citiamo la Terapia dei Costrutti Personali di Kellyquella Cognitivo-Strutturale di Guidano e Liotti, in cui è il complesso delle conoscenze di sé e del mondo che lo circonda, sviluppate dal paziente, che viene chiamato in causa e preso in considerazione nel corso della terapia.
Per quanto riguarda i primi,  l'approccio di Beck  è particolarmente conosciuto nel trattamento della depressione, la cui origine  viene spiegata ricorrendo al concetto di “triade cognitiva”: una visione negativa di sè, della realtà esterna e del futuro che stanno alla base dello stato depressivo del paziente..Le prove che quest'ultimo  adduce a sostegno di tale triplice visione negativa nella realtà attuale, sono di solito riconducibili a esperienze di perdita quali delusioni nelle relazioni affettive, scarsa disponibilità affettiva dei genitori, lutti precoci nell'infanzia, ecc.
La revisione delle teorie del paziente depresso, ruota attorno all'idea fondamentale che il dolore per una perdita è comprensibile ma non definisce l'intera  identità del paziente, né la natura fondamentale della realtà umana.
Venendo ad Ellis, quest'autore sostiene che la sofferenza è determinata dal modo in cui il soggetto valuta ed interpreta le situazioni di vita. Secondo questo punto di vista  la terapia, che è stata applicata soprattutto ai problemi d'ansia, dovrebbe portare alla luce le “false credenze”, forme di pensiero patologico che producono le sensazioni d'ansia, e le reazioni emotive e comportamentali  oggetto del trattamento. Alcune delle false credenze più comuni che si trovano alla base del comportamento patologico, sono le seguenti: devo essere amato o approvato praticamente da ogni persona intorno a me; devo essere perfettamente capace, all'altezza della situazione oppure non posso considerarmi degno di stima, ecc.. Il lavoro del terapeuta consiste nell'addestrare il soggetto  a sviluppare un altro modo di pensare  più maturo, capace di tener in maggior considerazione la realtà delle cose  e la logica degli eventi. A questo scopo il terapeuta,  secondo le linee suesposte, mette apertamente in discussione le affermazioni  e le convinzioni del paziente che ritiene irrazionali, senza aspettare che  egli scopra da solo tali irrazionalità.

Nell'Orientamento Costruttivista, che come abbiamo visto, tende  a prendere in considerazione globalmente il mondo cognitivo dell'individuo, si ipotizza poi che le attività di una persona siano psicologicamente determinate dai modi in cui essa  costruisce delle previsioni su quello che accadrà. Queste previsioni, sostanzialmente  i  modelli con cui l'individuo, in base all’esperienza passata, organizza la realtà attraverso il riconoscimento di regolarità e di temi ricorrenti, vengono denominate da Kelly  “costrutti personali“. Tali costrutti sono sottoposti a verifica  attraverso il comportamento, che può quindi convalidarli o smentirli.
La psicopatologia corrisponde ad una limitata capacità di adattamento alle richieste ambientali, frutto dell'utilizzo di un sistema di costrutti  inappropriato.
Considerando, nonostante tutto, le teorie cognitivo-comportamentali insufficienti a spiegare le problematiche  psicopatologiche presentate dai pazienti, Guidano e Liotti,  sottolinearono la necessità di integrarle  con la Teoria psicoanalitica dell'attaccamento di Bowlby, pur rivisitata nella logica etologica e cognitivista, in grado di meglio spiegare lo sviluppo della personalità, a partire dai primi legami affettivi.
Tanto per citarli poi, accanto a teorizzazioni più strutturate come quelle sopra, esistono  anche approcci meno caratterizzati, come ad es. la terapia multimodale di Lazarus, un approccio eclettico che teorizza l'uso mirato in base al caso, delle varie tecniche appartenenti all'orientamento cognitivo-comportamentale, e tecniche cognitive per  problemi clinici ristretti, come le ruminazioni ideative e i disturbi da deficit dell'attenzione.

 

Dr. Antonio Grande: Opera a Bologna dal 1980. Laureato in Psicologia (Univ. Padova) ed in Pedagogia (Univ. Bologna), ha seguito una prima formazione post-universitaria in Riabilitazione e Psicoterapia del Linguaggio e poi, sviluppando e approfondendo i propri interessi, Specializzazioni e Formazioni, al minimo quadriennali, in Psicoterapie Dinamiche Brevi, in Psicoterapia Ipnotica, in Psicoterapia Psicoanalitica e in Consulenza Sessuale e Sessuologia Clinica. Già direttore del Centro di Psicologia Applicata, è attualmente direttore del Centro Studi di Psicoterapia "Arca" e direttore scientifico della Rivista di Psicologia Psicoterapia e Sessuologia "ARCA ". 

 

Dr.ssa Gabriella Ranalli: Dopo la laurea in Psicologia Clinica ha conseguito la specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica presso la Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica. Negli anni successivi si è formata in Psicodiagnostica Clinica presso il CEIPA -  Istituto di formazione e ricerca scientifica, Roma. Ha seguito poi un Master in Sessuologia Clinica presso il Centro Italiano di Sessuologia e un altro Master in Ipnosi Ericksoniana presso la Società Italiana di Ipnosi. Ha svolto poi il Training (I e II livello) del metodo terapeutico EMDR presso l’Associazione EMDR Italia.

 

Psicologi psicoterapeuti c/o Centro Arca Bologna 

 

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In quest'articolo abbiamo parlato di: processi di pensiero, memoria, terapia cognitivo comportamentale,  depressione, perdite, lutti, delusioni affettive, carenze affettive , problemi d'ansia, reazioni emotive, ricerca dell'amore, stima, comportamento patologico, costrutti personali,  personalità, legami affettivi, ruminazioni ideative e disturbi dell'attenzione