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BREVE INTRODUZIONE AL CONCETTO DI “GRUPPO”
IN PSICOTERAPIA
Dr. Massimo Ventura - Psicologo Psicoterapeuta Bologna
- Come e quando nasce la Terapia di Gruppo?
- Come si può caratterizzare il concetto di Gruppo nell’ottica psicoterapeutica e attraverso quali meccanismi di fondo funziona la Terapia di Gruppo?
- Come funziona il Gruppo rispetto agli affetti negativi?
Come e quando nasce la Terapia di Gruppo
La nascita del "gruppo" come strumento terapeutico è databile approssimativamente intorno agli anni '50, non a caso alla fine del secondo conflitto mondiale, ed ha probabilmente origine da un'esigenza pratica, o che dalla pratica nasce, rivelandosi, poi, nel tempo, utile.
Se dal punto di vista della professione privata, la possibilità di tenere in trattamento più soggetti contemporaneamente ha avuto probabilmente, come primo motore, una motivazione economica, ridurre cioè l'investimento economico di ciascun partecipante in un momento di crisi come poteva essere quello della ricostruzione post bellica, nella pratica istituzionale (cliniche, ospedali, gruppi di auto aiuto, ecc.), invece, la possibilità per i soggetti di incontrare altre persone portatrici di problematiche simili alle proprie ha dimostrato rapidamente i propri effetti positivi sia di rispecchiamento che di reciproco confronto e sostegno.
Molti sono stati quindi i clinici che nel tempo hanno dedicato a questa modalità terapeutica gran parte dei loro sforzi professionali. Ricordiamo qui, solo per citarne alcuni Tom Main e Maxwell Jones, pionieri del movimento delle comunità terapeutiche inglesi, Didier Anzieu, psicoanalista francese, che vedeva nel gruppo il “luogo dei fantasmi e delle proiezioni” dei componenti il gruppo stesso, o ancora Fritz Perls e la teoria della gestalt, secondo la quale già concettualmente “il tutto (il gruppo in questo caso) è superiore alla semplice somma delle parti (i suoi componenti)”, e così via...
Come si può caratterizzare il concetto di Gruppo nell’ottica psicoterapeutica e attraverso quali meccanismi di fondo funziona la Terapia di Gruppo
Probabilmente la definizione che più si avvicina alla realtà pratica è quella secondo cui il "gruppo" è quella situazione o momento di incontro in cui ogni partecipante porta tanto i propri punti di forza, che diventeranno così risorse del gruppo stesso, di cui tutti i partecipanti potranno così usufruire, quanto le proprie peculiari debolezze, con cui ogni altro partecipante potrà confrontarsi e a cui potrà reagire e rispondere in modo personale e significativo.
Un esempio in termini più semplici.
Poniamo che i componenti di un determinato gruppo si riuniscano, avremo di fronte persone verosimilmente diverse tra loro, che avranno tuttavia in comune almeno il fatto di aver chiesto aiuto per un problema.
Ognuno potrà quindi similmente rispecchiare in tutti gli altri componenti la propria difficoltà a superare il suddetto problema, quale che sia nello specifico.
Orbene, il fatto di vedere che uno del gruppo - una volta che si sia costituita la necessaria confidenza e fiducia di base, affinché vi sia un lavoro di gruppo occorre infatti che vi sia prima di tutto un gruppo, non un insieme di individui - trova il modo di avvicinarsi anche solo di un passo al superamento della difficoltà in questione, spontaneamente, genera, per motivi che potrebbero probabilmente essere letti in maniera diversa a seconda dell'orientamento teorico di chi osserva il fenomeno, una reazione a catena per cui ogni altro membro, con i propri tempi e mezzi psicologici, trova il modo di compiere quello stesso passo, ed alla fine il gruppo nel suo complesso riparte da un nuovo livello evolutivo.
E' oggetto di frequente osservazione il fenomeno, peraltro complesso, per cui, in ogni tipo di gruppo terapeutico, i passi avanti di un membro tendano a diventare, in breve tempo, passi avanti di tutti gli altri componenti.
Come funziona il Gruppo rispetto agli affetti negativi
E i momenti regressivi? - si potrebbe chiedere a questo punto. Certo, un percorso evolutivo non è sicuramente scevro da momenti di sofferenza, scoraggiamento, rabbia o frustrazione.
Una possibile risposta, tuttavia, è che l'orientamento positivo, in senso evolutivo, del gruppo lo trasforma contemporaneamente in un contenitore degli affetti negativi che vengono così non negati ma anzi accolti, rielaborati e reintegrati in un sentimento collettivo, non più solo patrimonio di uno specifico individuo ma vissuto e risultato dello sforzo complessivo di tutto il gruppo.
Dr. Massimo Ventura
Psicologo Psicoterapeuta - Bologna
Psicodramma Bologna |
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