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// Homepage : Sessuologia e terapie delle disfunzioni sessuali : Il Sessuologo, di Antonio Grande

 

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Il Sessuologo - Figura professionale, formazione e competenze

 

Dr. Antonio Grande - Sessuologo Bologna 

 

Il Sessuologo è una figura professionale definita?

Mentre a livello di percezione da parte del vasto pubblico, si ha l'impressione che nei confronti del Sessuologo si abbiano attese e caratterizzazioni precise, di un professionista cioè competetente nella sessualità, nei suoi problemi e nella soluzione degli stessi, a livello legislativo e professionale bisogna dire che si tratta invece di una figura assolutamente in via di definizione.
Questa situazione è in primo luogo dovuta al fatto che la Sessuologia stessa è un campo scientifico di ricerca e applicazione piuttosto giovane, basta infatti pensare che non sono ancora trascorsi sessant'anni da quando Masters e Jhonson, i fondatori della sessuologia moderna, cominciarono la loro formidabile mole di sperimentazioni e osservazioni che in dieci-undici anni coinvolsero circa settecento soggetti che, attraverso l'uso di strumenti e alambicchi vari, vennero monitorati e studiati sotto tutti i parametri possibili e immaginabili, prima durante e dopo atti sessuali, sia auto erotici e solitari (in questo caso si fa per dire) che di coppia.

Questo enorme e certosino lavoro portò non solo alla scoperta di aspetti fondamentali della risposta sessuale umana, fino ad allora sconosciuti o necessariamente oggetto di pura speculazione, ma anche nel tempo al reperimento, all'elaborazione e alla messa a punto di tecniche comportamentali innovative nella cura dei disturbi sessuali, fino ad allora rimasti ostaggio di cure mediche approssimative o della terapia psicoanalitica che, orientata fondamentalmente ad incrementare la maturazione generale dell'individuo, mal si adattava alla cura di disturbi specifici e che per di più per le loro peculiari caratteristiche e conseguenze, necessitavano, auspicabilmente, di cure non troppo prolungate nel tempo.

Questo repertorio terapeutico, tecnologico e comportamentale, per quanto brillante ed innovativo, sarebbe rimasto però limitato e limitante se non fosse stato oggetto dell'interesse professionale di quella che si rivelò e andrebbe a buona ragione considerata, al di là dei particolarismi e distinguo delle varie scuole e dei limiti della sua opera, la più importante figura della sessuologia clinica moderna e cioè la psichiatra e psicoanalista americana Helene Singer Kaplan.

Alle sue intuizioni, alle sue ricerche e al lavoro clinico suo e del suo staff si deve la nascita e la concettualizzazione del modello della terapia mansionale integrata dei disturbi sessuali, così come la conosciamo oggi, anche se in vario modo interpretata e rivisitata dalle varie scuole ed orientamenti terapeutici.

Grazie quindi al lavoro pionieristico della Kaplan e a quello di Masters, Jhonson che ne era stato la base imprenscindibile, in un periodo in cui, grazie anche alla vasta pubblicizzazione che ebbero questi studi, si assisteva contemporaneamente ad una certa liberalizzazione della sessualità e ad una maggiore facilità nel comunicare apertamente sui problemi ad essa connessi, si aprì quindi la possibilità di interventi potenzialmente rapidi e sperabilmente brillanti in un campo di applicazione che riguardava un numero enorme di persone, campo che fino ad allora doveva aver dato ben poche gratificazioni a coloro che se ne erano occupati a livello professionale.
A testimonianza dell'interesse che questa possibilità suscitò nel mondo psicologico e medico in generale, cominciarono a concretizzarsi offerte formative in Sessuologia, tutt'ora genericamente reperibili, soprattutto da parte di Istituti privati, sotto forma di seminari, corsi semestrali, annuali, biennali e quadriennali. Naturalmente non possiamo certo pensare che tutte queste offerte formative siano equivalenti, non foss'altro per il diverso monte ore e i programmi che li caratterizzano. Tuttavia, stando alla legislazione attuale, tutti coloro che hanno usufruito o usufruiscono di queste proposte formative potrebbero indistintamente e legittimamente, se volessero, definirsi "sessuologi", utilizzando il termine, in un certo numero di casi, in un'accezione piuttosto lontana da quello che normalmente la gente comune intenderebbe con esso. Se a questo uniamo il fatto che ad es. gli Andrologi, gli Urologi o i Ginecologi potrebbero legittimamente definirsi Sessuologi Clinici, in quanto si occupano dei disturbi fisici legati agli organi sessuali, o, rimanendo poi nel campo che strettamente ci compete, cioè quello delle scienze psicologiche, che il laureato in psicologia, regolarmente iscritto all'albo, può legittimamente proporsi per la consulenza su problematiche sessuali e lo psicologo specialista in psicoterapia può a sua volta proporsi, a pieno diritto, per la cura dei disturbi sessuali, qualunque sia l'indirizzo psicoterapeutico seguito, si potrebbe a questo punto pensare che la confusione sia completa.

Qual'è la formazione, scientificamente riconosciuta, del Sessuologo che si occupa dei disturbi sessuali e, cioè, del Sessuologo Clinico?

In attesa e nella speranza di una legislazione che regoli la materia, le maggiori Scuole di Sessuologia si sono date un codice di autoregolamentazione generale per fare in modo che, ad ogni titolo da esse rilasciate, corrisponda una formazione e un monte ore di formazione, accertabile e, tendenzialmente, equivalente. I titoli, e i relativi percorsi formativi, su cui convergono queste scuole e a cui quindi si può fare riferimento, sono di tre tipi: Esperto in Educazione Sessuale (un'annualità di formazione), Consulente in Sessuologia (due annualità), Sessuologo Clinico (formazione quadriennale costituita dal biennio di Consulente in Sessuologia più un altro biennio di specializzazione in Sessuologia Clinica - notare che alcune scuole sulla necessaria consequenzialità di questi due bienni sono molto esplicite, altre meno; chi fosse interessato può quindi approfondire direttamente).

I primi due titoli sono conseguibili, oltre che da psicologi e medici, anche da altre figure professionali: operatori socio-sanitari (infermieri, ostetriche, ecc), laureati in Scienze della Formazione, insegnanti, ecc.; mentre la formazione in Sessuologia Clinica è riservata a psicologi e medici. Particolare importante e imprescindibile, l'attività di Sessuologo Clinico, conseguente ad una formazione quadriennale in Sessuologia Clinica già acquisita, essendo fondamentalmente una prassi di cura dei disturbi sessuali (Vaginismo, Eiaculazione Precoce, ecc.) che utilizza tecniche psicoterapeutiche specifiche, è praticabile solo da medici e psicologi già abilitati all'esercizio della Psicoterapia, che risultino cioè già in possesso di una specializzazione quadriennale in Psicoterapia riconosciuta dallo Stato e si caratterizza quindi come un'ultra-specializzazione, successiva appunto alla specializzazione in Psicoterapia (questo è uno dei casi in cui l'ordinamento legislativo si pone a difesa del diritto dell'assistito ad essere oggetto, come vedremo, di una buona prassi terapeutica e dovrà essere cura di quest'ultimo quindi accertarsi, affidandosi a un professionista che si propone come Sessuologo Clinico, medico o psicologo che sia, della presenza di questo requisito dell 'abilitazione alla Psicoterapia).

Quali sono le competenze del Sessuologo Clinico e come si esprimono a livello diagnostico e di presa in carico della persona che soffre di un disturbo sessuale?

Cosa possiamo dire a questo punto della formazione e delle competenze del sessuologo clinico, che rappresenterebbe, a quanto pare, la figura di professionista più aderente all'idea di Sessuologo che ha il vasto pubblico?

Abbiamo un professionista che ha conseguito la laurea in Psicologia o in Medicina e Chirurgia, ha continuato seguendo un percorso di specializzazione in Psicoterapia, minimo quadriennale, magari in uno dei grandi filoni classici della psicoterapia (psicoanalitico, cognitivo comportamentale, sistemico relazionale, ecc.) e infine, attraverso un percorso ancora quadriennale, ha conseguito una formazione in Sessuologia Clinica, la cui denominazione più aderente alla realtà sarebbe "Psicoterapia breve dei Disturbi Sessuali".
Questo percorso formativo dovrebbe rendere il Sessuologo clinico la figura di primo riferimento per le persone che presentano delle sofferenze sessuali.
Vediamo perché: di cosa dovrebbe averlo reso capace l'aver seguito questo percorso formativo? Il sessuologo clinico, cioè lo psicoterapeuta che ha acquisito la competenza nella Psicoterapia breve delle Disfunzioni Sessuali e che quindi, stando alla prassi attuale, anche se questa non è supportata da un'adeguata legislazione vigente, può definirsi Sessuologo clinico, dovrebbe essere in grado di accogliere la persona che porta una sofferenza sessuale e farsi carico del problema e della persona a trecentosessanta gradi. La formazione in Psicoterapia intanto dovrebbe avergli dato la base e gli strumenti necessari per non focalizzarsi esclusivamente sul problema portato alla sua osservazione, ma per accogliere e valutare la persona che chiede il suo aiuto, nella sua complessità umana, relazionale, sociale.
L'ulteriore specializzazione in Sessuologia clinica, oltre alla necessaria conoscenza anatomo fisiologica della sessualità normale e patologica (anche se il sessuologo clinico non entra direttamente nella fase medico diagnostica che tende ad accertare o ad escludere l'esistenza di problematiche organiche alla base del disturbo sessuale), mira a rendere in primo luogo capace l'operatore di quell'insieme di operazioni a cui, nella terminologia tecnica, si fa riferimento come "lettura della domanda" portata dal paziente. Questa "lettura" (approfondiremo nella seconda parte dell'articolo questa fase della Consulenza Sessuale e della Diagnosi) passa attraverso la ricostruzione storica, oltre che dello sviluppo sessuale della persona e della sofferenza sessuale specificamente lamentata, che andrà naturalmente indagata e identificata allo stesso tempo nella sua realtà attuale, anche della vita del paziente a livello organico, predisponendo naturalmente gli approfondimenti medico specialistici, andrologici, ginecologici, ecc. eventualmente necessari, e a livello psicologico, relazionale e sociale. Questo lavoro di ricostruzione ed identificazione dovrà condurre poi ad una prima diagnosi di massima (vedremo come la diagnosi non è statica, cioè una volta fatta è fatta, ma è piuttosto un processo che può condurre nel tempo a progressive riformulazioni dei termini del problema) da restituire per così dire al paziente in termini per lui comprensibili e alla formulazione di un piano di lavoro terapeutico da discutere con il paziente stesso, arrivando così a stabilire un contratto terapeutico che apra la via alla terapia vera e propria e al trattamento ritenuto più adeguato alla situazione.
Nel formulare il piano di trattamento lo Psicoterapeuta Sessuologo Clinico dovrà naturalmente fare affidamento sulla sua esperienza psicoterapeutica, integrata a vari livelli, quando naturalmente ciò è possibile e consigliabile, con le tecniche e gli strumenti delle Terapie Sessuali Brevi che costituiscono normalmente l'ossatura della sua formazione in Sessuologia Clinica. Dobbiamo quindi pensare a questo tipo di interventi (cosa che del resto vale per tutto l'ambito psicoterapeutico) non come ad una prassi binaria, individuazione del disturbo terapia giusta, ma come un processo che mette più che mai alla prova la creatività del terapeuta, che, nell'elaborare il progetto di lavoro con il proprio paziente, dovrà opportunamente valutare, oltre alle risorse personali e professionali che può mettere in campo per aiutarlo, i punti di forza e le risorse di quest'ultimo, come i punti critici da tenere nella giusta considerazione. Alla fine, come dovrebbe essere normale nella prassi psicoterapeutica, non è solo il "disturbo" ad essere preso in trattamento, ma l'intera persona o coppia che ne soffre, anche se l'obiettivo rimane quello di liberarla dalla sua sofferenza sessuale.
La determinazione multicausale dei disturbi sessuali, l'idea cioè che il disturbo sessuale sia il risultato di svariati fattori che, tutti insieme e in varia misura, concorrono a determinarlo, concetto su cui ormai c'è ampia convergenza da parte degli operatori del settore, spiega perché la prima figura professionale di riferimento per chi soffre di un disturbo sessuale dovrebbe essere il Sessuologo Clinico, così come sopra molto succintamente presentato. È infatti il professionista che ha la formazione e le competenze necessarie per prendere in considerazione l'insieme molteplice di cause ed aspetti (organici all'occorrenza attraverso una rete di collaborazioni medico specialistiche fiduciarie che dovrebbero far parte delle risorse normali di ogni Sessuologo clinico intrapsichici, relazionali e socioculturali) che possono concorrere alla formazione di un disturbo sessuale e, qualora ce ne siano i presupposti, impostare o concorrere ad impostare una terapia adeguata e personalizzata; in quest'ultimo caso bisogna tener presente che anche problemi organici o una depressione ad es., alla base di un disturbo sessuale, possono comportare una sovrastruttura di ansia prestazionale, una modificazione dei rapporti di coppia ecc. che tendono a complicare il quadro e anche la soluzione). Dal suo privilegiato vertice di osservazione, il sessuologo si trova nella posizione migliore per valutare l'influenza dei vari fattori nel concorrere a determinare il disturbo sessuale e per mettere anche a punto il tipo di intervento più adeguato, modulando anche ad es. l'intervento del medico di base o dell'andrologo nel prescrivere le famose "pillole", limitandolo ai casi nei quali c'è una specifica indicazione per questo tipo di prescrizione ed evitando che, pur con le migliori intenzioni, una prescrizione indiscriminata, pur in casi di mancanza di ogni prova organica dei disturbi, che sono in realtà l'assoluta maggioranza dei casi che vengono sotto osservazione, rischi di portare più danni che benefici alle persone che si sta cercando di aiutare.
Anche di questi aspetti, che stanno assumendo un'importanza sempre più rilevante nella pratica clinica, parleremo più diffusamente nella seconda parte di questo articolo, dedicata alla consulenza sessuale e alla diagnosi.
A calce di quanto scritto, un augurio: che un legislatore sensibile riconosca la Sessuologia clinica o la Psicoterapia breve dei disturbi sessuali che dir si voglia, come un'ultra specializzazione (sul numero delle annualità si potrebbe sempre discutere) da conseguirsi da parte dello psicologo o del medico successivamente a una prima specializzazione quadriennale in psicoterapia, attribuendo quindi valore legale ai titoli rilasciati dagli Istituti che, in un vuoto di offerta formativa pubblica, hanno pur fatto la storia della Sessuologia in Italia. Così, si eviterebbe magari il proliferare di corsi e corsetti e si potrebbe cogliere altresì l'occasione per fissare standard qualitativi a cui tutti i percorsi formativi dovrebbero poi attenersi, con un comprensibile vantaggio per le persone che cercano aiuto per una sofferenza sessuale.

 

Dr. Antonio Grande: Opera a Bologna dal 1980. Laureato in Psicologia (Univ. Padova) ed in Pedagogia (Univ. Bologna), ha seguito una prima formazione post-universitaria in Riabilitazione e Psicoterapia del Linguaggio e poi, sviluppando e approfondendo i propri interessi, Specializzazioni e Formazioni, al minimo quadriennali, in Psicoterapie Dinamiche Brevi, in Psicoterapia Ipnotica, in Psicoterapia Psicoanalitica e in Consulenza Sessuale e Sessuologia Clinica. Già direttore del Centro di Psicologia Applicata, è attualmente direttore del Centro Studi di Psicoterapia "Arca" e direttore scientifico della Rivista di Psicologia Psicoterapia e Sessuologia "ARCA ".

 

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